La nascita dell’Universo: dai miti al Big Bang

La nascita dell’Universo: dai miti al Big Bang

La cosmogonia, dal greco κοσμογονία “la nascita del cosmo”, è la dottrina che studia l’origine dell’Universo. Nella storia del mondo ogni Civiltà ha la propria cosmogonia: dagli Apache nativi dell’America Settentrionale, ai Vichinghi con le loro divinità nordiche, dai Mongoli ai Masai, ognuna di queste culture ha una sua propria e distinta visione delle “origini”.

Ogni mito della nascita del cosmo è un racconto ritenuto vero dalla società che lo narra ed è posto all’origine, o in un tempo mitico, qualitativamente diverso dal tempo storico. Ciascuno di essi tratta di argomenti ritenuti di fondamentale importanza per la cultura che lo ha espresso.

Nel mondo occidentale, a parte la spiegazione giudaico-cristiana dell’origine del mondo, il mito greco delle origini è tuttora il più noto. In questa cosmogonia lo stato che precede l’esistenza è il Caos: da esso nascono Gea (la Terra) e il mondo sotterraneo (rappresentato da Tartaro) e poi la Notte (Nix) e il Giorno (Hemera). In maniera asessuata, da Gea nacquero Urano, il Cielo degli dèi, e Ponto, i mari. Da loro prenderà forma ogni aspetto spirituale e reale dell’Universo, inclusi gli esseri umani che della creazione risultano essere il fine.

Anche nella cosmogonia egizia il precedente dell’esistenza è un caos, ma acquoso: da esso emergono le montagne e i diversi accidenti geografici ed in cima ad una collina centrale si erge l’uovo da cui nacque il Sole. Il dio della creazione è Ra, dal quale discende tutto, compresa l’umanità.

Nei miti celtici la creazione è fortemente territoriale, cioè cerca di raccontare come è stata creata la culla della civiltà celtica. Ciononostante, la ‘‘genesi’’ di questa cosmogonia ha molti elementi di modernità scientifica: la vita sarebbe nata dal Nulla (Annwn), in uno stato di vuoto preesistente chiamato Manred. I primi esseri sulla terra furono i giganti del mare e partendo da essi, attraverso guerre e pandemie, si sono succedute varie stirpi dominanti fino all’affermazione degli dèi Danai, il cui successo è dovuto all’aiuto del dio della luce (Lugh ).

Nella mitologia Maya, nel mezzo dell’oscurità più assoluta, gli dèi della creazione    (Tepeu e Gucumatz ) presero la decisione di creare, con le prime luci del giorno, gli animali.  Ad essi dettero un posto dove vivere, comandando loro di adorare gli dèi creatori: ma gli animali sapevano solo schiamazzare e così le due divinità decisero di creare l’Uomo.

Nella cosmogonia cinese non ci sono divinità creatrici e il mondo ha origine dal caso. Secondo i cinesi prima dell’attuale Universo c’era un grande uovo nero in cui dormiva il dio Pangu. Al suo risveglio ruppe l’uovo con un’ascia e i pezzi del guscio si dispersero, mentre il bianco dell’uovo saliva formando il Cielo. Col tuorlo si formò la Terra. Alla fine di questo processo creativo Pangu, esausto per lo sforzo, morì.

Ogni mito cosmogonico riguarda l’Universo ancora in formazione, dandone un’interpretazione che non ha alcuna base scientifica ma che, incredibilmente, ha contribuito in molti aspetti a costruire quello che oggi conosciamo.

La moderna versione scientifica della cosmogonia è la Cosmologia, che analizza il cosmo nella sua struttura e ne deriva le leggi che governano la sua evoluzione. L’odierna descrizione scientifica del Big Bang è basata su una notevole quantità di dati e di esperimenti: tuttavia, come ogni teoria, anch’essa non é fatta solo di puri numeri e dati, ma è soprattutto basata sulla loro interpretazione…e in questo ha delle similitudini con il mito.

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Info:

Relatori: Massimo Pietroni e Chiara Lombardi

Orario: 15:30

Data: 6 novembre 2025

Auditorium Palazzo Blu

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Massimo Pietroni

Massimo Pietroni è un fisico teorico, ha lavorato presso i centri di ricerca DESY di Amburgo, CERN di Ginevra e all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Padova. Attualmente è professore di cosmologia e meccanica quantistica presso l’Università di Parma. Si occupa di cosmologia e fisica astroparticellare con particolare attenzione agli aspetti di queste ricerche che potrebbero rivelare nuova fisica oltre al modello standard.

Chiara Lombardi

Chiara Lombardi è professoressa associata (ordinaria dal 1° ottobre) di Letterature comparate e critica letteraria nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino. Ha partecipato a numerosi convegni e seminari in Italia e all’estero. È giornalista, autrice di saggi in volumi miscellanei e in rivista. I suoi libri sono dedicati alla circolazione dei miti nella letteratura moderna e contemporanea, e al teatro europeo: La passione e l’assenza. Forme del mito in poesia da Shakespeare a Rilke (2018); Davanti all’enigma. Edipo e Amleto (2018); Mondi nuovi a teatro: l’immagine del mondo sulle scene europee di Cinquecento e Seicento: spazi, economia, società (2011); La sacra isola sotto il sole. Il mito di Atlantide in Platone, Casti, Foscolo, Leopardi (2006); Tra allegoria e intertestualità: l’eroe stupido di J.M. Coetzee (2006); Troilo e Criseida nella letteratura occidentale (2005). Per Einaudi ha tradotto Il mercante di Venezia di Shakespeare e Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde, per Bompiani Troilo e Cressida e Tutto è bene quel che finisce bene, nei volumi di Shakespeare. Tutte le opere per i Classici della letteratura europea. Con i suoi studenti ha pubblicato Contro la guerra. L’Iliade riscritta da noi (2017).
Ai miti cosmologici e cosmogonici ha dedicato il Convegno internazionale ESCL/SELC (European Society of Comparative Literature / Société Européenne de Littérature Comparée) Narrations of Origins in World Cultures and the Arts (Torino, 11-14 maggio 2021), i cui risultati sono stati pubblicati in C. Lombardi ed., Beginnings. Narrations and Re-Creations of Origins in Linguistics, Literature and the Arts /Les débuts. Narrations et re-créations des origines en linguistique, littérature et art, numero monografico di «CompLit. Journal of European Literature, Arts and Society», 1, 3, 2022 (ed.Garnier, Paris), e C. Lombardi- E. Di Rocco eds, Myths of Origins. Literary and Cultural Patterns (Leiden, Brill, 2024).

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